Caso Tommy Onofri: la storia del rapimento fino al delitto
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Direttore: Alessandro Plateroti

Il tragico caso Tommy Onofri: la storia del rapimento fino al delitto

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Dopo aver fatto irruzione in casa Onofri, due ladri rapiscono Tommy: 30 giorni dopo, il il piccolo corpicino viene trovato senza vita.

Era il 2 marzo 2006 quando, a Casalbaroncolo (Parma) la famiglia Onofri era seduta a tavola all’ora di cena. Mentre mamma Paola dava da mangiare a Sebastiamo di 7 anni e Tommy di 17 mesi, va via la luce. Allora suo marito Paolo si avvicina all’interruttore per riattivare la corrente, ma improvvisamente viene colpito da due uomini.

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Due ladri, a volto coperto, fanno irruzione nel tinello dove si trovava la famiglia Onofri. Chiedono del denaro e i due coniugi ubbidiscono, ma poi vengono legati con il nastro adesivo. I banditi fuggono via, però con loro sparisce anche il piccolo Tommaso.

Partono le ricerche

Partono le ricerche della polizia, insieme a quelle di tutta la cittadina di Casalbaroncolo. Il rapimento del piccolo Tommaso sconvolge tutta Italia, e i genitori lanciano diversi appelli per pregare i ladri di portare indietro loro figlio.

La coppia da precise indicazioni su come dovesse essere accudito, perché il bambino è epilettico e assume quotidianamente un farmaco con una siringa senza ago. Il piccolo chiama l’iniezione “il mommo”, ed è importante rivolgersi a lui con quel linguaggio per non spaventarlo, raccomandano i genitori.

I segreti di Paolo

Le indagini si focalizzano sulla famiglia Onofri. Una delle prime piste è quella della ritorsione, ipotizzando che al centro del rapimento potesse esserci il secondo marito di Francesca Traina, la prima moglie di Paolo Onofri. Ma ben presto, l’ipotesi viene accantonata.

Esce a galla però un immobile di Paolo, a pochi chilometri da dove lavora, che utilizza come pied-à-terre. Lo aveva acquistato in segreto nel 2002: i carabinieri all’interno vi trovano diverso materiale pedopornografico.

Nonostante i tentativi di giustificarsi, la figura di Paolo diventa ambigua, anche per una telefonata con il capocantiere Pasquale Barbera, che aveva eseguito i lavori di ristrutturazione del casolare di famiglia. Dopo il sequestro l’uomo chiede a Onofri: “Hai fatto i nomi?”. “Sì, ho fatto i nomi, ma non quei nomi” risponde Paolo. “Hai fatto bene se no mi avresti creato problemi”, conclude Barbera.

La confessione di Mario Alessi

I carabinieri spostano l’attenzione sugli operai che hanno eseguito i lavori in casa Onofri. Si ritrova un’impronta su un frammento di nastro adesivo lasciato la sera del rapimento di Tommaso. Mario Alessi, manovale già pregiudicato, viene indagato per falsa testimonianza e concorso in sequestro.

Alessi confessa di aver rapito Tommy, ma non vuole dire dov’è e tira in ballo un complice, Salvatore Raimondi, anch’egli pregiudicato: sono sue le impronte sullo scotch. Dopo aver negato di aver toccato quel bambino, infine, l’uomo ammette: “Non cercatelo più, è morto. È stato ucciso un’ora dopo essere uscito di casa”.

Il ritrovamento del corpo di Tommy

La notizia viene data al telegiornale in un’edizione straordinaria, prima che la famiglia Onifri venisse avvertita. Il rapimento era stato pianificato da Alessi insieme alla compagna Antonella Conserva e Salvatore Raimondi.

Il piano era quello di rapire il bimbo e chiedere ai familiari un riscatto di 5 milioni di lire. Dopo aver preso Tommy però, Alessi resta solo col piccolo, e lo uccide. Il piccolo Tommaso è stato strangolato fino a fratturargli la mandibola, e preso a calci e a pugni. Tutti e tre gli artefici del piano vengono condannati dal tribunale di Bologna: ergastolo per gli esecutori materiali, 24 anni per la Conserva.

Le indicazioni di Alessi hanno portato alla discarica di materiali edili, a Sant’Ilario D’Enza. Qui, Tommaso era stato scaricato dai suoi assassini. Il corpicino viene trovato sotto 30 centimetri di terra, insieme al pigiamino di Tommy. Paolo Onofri muore di infarto qualche anno dopo.

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ultimo aggiornamento: 21 Maggio 2023 11:08

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